È stata la preghiera di Papa Francesco per il Giubileo a dare il via ufficiale ai lavori dell’High School, che da ieri pomeriggio (16 ottobre) a domani (18 ottobre) riuniscono a Milano l’intera classe dirigente delle Misericordie in un importante momento di formazione e condivisione.
Carlo Andorlini, responsabile del progetto Alzaia a cui la High School fa capo, ha illustrato i contenuti e gli obiettivi di questa seconda edizione del progetto che sta riscuotendo molto interesse tra i numerosi partecipanti.
"C'è bisogno di un ricambio generazionale, ognuno di noi si deve sentire coinvolto ma anche responsabile dei valori che porta avanti. Il confronto è sicuramente un momento di crescita per tutti anche alla luce dei cambiamenti sociali e culturali che stanno avvenendo". Queste le parole del Presidente nazionale delle Misericordie d'Italia Roberto Trucchi, al momento dei saluti iniziali. "Ognuno di noi è al servizio degli altri, ma ci sono alcune cose che vanno riviste: la parola volontario per esempio. Fratello e sorella di Misericordia - ha evidenziato Trucchi - è qualcosa di più! Una realtà che va custodita e alimentata nell'amore. Un'altra parola che mi piace molto, è comunità. Abbiamo la possibilità di incidere sulle decisioni delle realtà in cui operiamo - ha detto infine Trucchi – e sicuramente una grande mano in questo può darcela la chiesa attraverso l'opera dei correttori spirituali".
E proprio il correttore regionale don Simone Imperiosi ha preso poi la parola per introdurre la prima sessione di lavoro della High School 2015, intitolata: "Essere associazione che ascolta, fa crescere e aiuta. Le tre parti necessarie alle Misericordie".
“Come può un confratello far crescere per aiutare?” Questa la domanda che don Simone ha rivolto a don Roberto Davanzo, direttore Caritas Ambrosiana, che ha detto: "Siamo abituati a pensare che i destinatari della nostra opera siano "gli altri", ma in realtà dobbiamo capire che in realtà la nostra azione umanitaria di assistenza debba essere rivolta soprattutto ai "nostri". Dobbiamo ascoltare i più giovani, i ragazzi e tutti quelli che si rivolgono a noi per aiutare gli altri, per capire che tutto ciò che possono donare a chi ha bisogno è ricchezza. Pensiamo a far crescere coloro i quali si avvicinano a noi per aiutare, i destinatari della nostra azione, i volontari ma anche la società tutta. Tutta la nostra riflessione con la politica non è da intendere come ‘aggancio utile’ per interessi superficiali, ma piuttosto un pungolo per far sentire la politica stessa in dovere di intervenire”.
Ma non sarà che il problema è dentro? Quali sono gli ingredienti fondamentali che una persona come noi che deve formare, deve avere?
“Le nostre realtà storiche corrono rischi rispetto a realtà nuove – ha concluso Davanzo ̶ . La chiesa per prima e poi tutte le realtà correlate corrono il rischio di cadere nell'ordinarietà. Farsi imprigionare da modi di fare che hanno la loro ricchezza, ma che ormai non funzionano più. Non c'è realtà gloriosa e storica che non vada rivista e verificata. Chi accetta questo ruolo di responsabilità all'interno del mondo di Misericordia deve imparare a fermarsi, a sostare".
Dopo il brillante intervento di Davanzo, la parola è tornata al presidente Trucchi per il primo momento di storytelling di questa High School: “Fare Misericordia a Betlemme". Il Presidente ha condotto un interessante dialogo con don Iyad Twal (correttore spirituale della Misericordia di Betlemme) e don Mario Cornioli (referente per la Confederazione a Betlemme), che hanno offerto una testimonianza molto toccante parlando della casa di accoglienza per bambini disabili nella quale fino ad oggi 79 volontari hanno prestato la propria opera.
Don Lyad, in particolare, ha confessato che se inizialmente non capiva quale collocazione avrebbe potuto avere una Misericordia a Betlemme, considerata la presenza di 600 ordini religiosi e di 13 chiese cattoliche, alla fine ha ammesso di aver poi compreso che le Misericordie a Betlemme possono rappresentare “la via d’uscita” per tanti giovani che si sono rassegnati e hanno perso la speranza di un futuro diverso. “La Misericordia – ha detto ̶ può essere quel progetto comune che può proiettare alla costruzione di una progettualità che può risollevare le sorti del Paese dal conflitto. Perché Betlemme non è una Terra Santa di per sé: la santità viene dalla gente così come la giustizia.”
fonte: News dalla Confederazione
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