Si è presentato come un “pellegrino venuto in questa città ricca di storia e di bellezza”, e ha lanciato ai pratesi il suo messaggio di speranza, di coraggio e di apertura al prossimo e all’ultimo. Suggestivo ed emozionante l'incontro di papa Francesco con la città di Prato, avvenuto questa mattina (10 novembre).
Sul sagrato del Duomo il pontefice ha salutato le cinquanta persone che rappresentano le anime della città, istituzioni, mondo del lavoro, sindacati, la comunità cinese, famiglie, un detenuto e un disoccupato. Dentro la cattedrale venti malati che sono stati trasportati lì dalle Misericordie. "Siamo una comunità in piena trasformazione sociale e culturale, una sfida avvincente - ha detto il vescovo Mons. Franco Agostinelli, correttore Nazionale delle Misericordie d'Italia -, impegnativa e bella per quella Chiesa “in uscita”, che lei Santità continuamente auspica come stile pastorale. Siamo una comunità con le sue glorie e le sue ferite, con un passato ricco di tanta cultura ed un presente che cerca di stare all’altezza delle continue emergenze dell’oggi, non senza aspetti positivi e di intraprendenza, di eccellenza e di bellezza innovativa. Le due situazioni più rilevanti ed urgenti che viviamo sono la trasformazione del mondo del lavoro e l’immigrazione, che è insieme risorsa e impegno serio per l’integrazione, verso una società coesa, una nuova umanità conviviale. Un cammino non facile, dai risultati non immediati, ma che ha trovato la nostra gente sempre impegnata a gettare ponti e non ad alzare muri".
Poi ha preso la parola Papa Francesco: "Sono venuto come pellegrino in questa città ricca di storia e di bellezza, che lungo i secoli ha meritato la definizione di “città di Maria”. Siete fortunati, perché siete in buone mani! Sono mani materne che proteggono, sempre aperte per accogliere. Siete privilegiati anche perché custodite la reliquia della «Sacra Cintola» della Madonna, che ho appena potuto venerare. Questo segno di benedizione per la vostra città mi suggerisce alcuni pensieri, suscitati anche dalla Parola di Dio. Il primo ci rimanda al cammino di salvezza che il popolo di Israele intraprese, dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa. Prima di liberarlo, il Signore chiese di celebrare la cena pasquale e di consumarla in un modo particolare: «con i fianchi cinti» (Es 12,11). Cingersi le vesti ai fianchi significa essere pronti, prepararsi a partire, a uscire per mettersi in cammino. A questo ci esorta il Signore anche oggi, oggi più che mai: a non restare chiusi nell’indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada. Ci è chiesto di uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo. Uscire, certo, vuol dire rischiare, ma non c’è fede senza rischio".
Poi il Papa ha proseguito: "Una fede che pensa a sé stessa e sta chiusa in casa non è fedele all’invito del Signore, che chiama i suoi a prendere l’iniziativa e a coinvolgersi, senza paura. Di fronte alle trasformazioni spesso vorticose di questi ultimi anni, c’è il pericolo di subire il turbine degli eventi, perdendo il coraggio di cercare la rotta. Si preferisce allora il rifugio di qualche porto sicuro e si rinuncia a prendere il largo sulla parola di Gesù. Ma il Signore, che vuole raggiungere chi ancora non lo ama, ci sprona. Desidera che nasca in noi una rinnovata passione missionaria e ci affida una grande responsabilità. Chiede alla Chiesa sua sposa di camminare per i sentieri accidentati di oggi, di accompagnare chi ha smarrito la via; di piantare tende di speranza, dove accogliere chi è ferito e non attende più nulla dalla vita. Egli stesso ci dà l’esempio, avvicinandosi a noi".
"Non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere - dice il Pontefice - . Vi ringrazio per gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto. In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad “adottare”. Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri “patti di prossimità”.
Quindi l'invito a ricercare la verità: "Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna e sulla mancanza di trasparenza. Ricercare e scegliere sempre la verità non è facile; è però una decisione vitale, che deve segnare profondamente l’esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta e onesta. La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno; la vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità!. Incoraggio tutti, soprattutto voi giovani, a non cedere mai al pessimismo e alla rassegnazione".
Lavoro degno dice il Papa, "mi permetto di ricordare i cinque uomini e le due donne di cittadinanza cinese morti due anni fa in un incendio nella zona industriale di Prato, vivevano e dormivano nello stesso capannone in cui lavoravano. Era stato ricavato per questo un piccolo spazio. E' una tragedia dello sfruttamento del lavoro umano e delle loro condizioni di vita. La vita di ogni comunità esige che si combatta fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo, il veleno dell'illegalità. Non stanchiamoci di lottare per la verità e la giustizia".
Per seguire lo streaming della giornata, con le interviste al Presidente Nazionale della Misericordie d'Italia Roberto Trucchi e al direttore generale Andrea Del Bianco, collegatevi sul live di RTV38: http://ift.tt/1IcQqg8
fonte: News dalla Confederazione
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