Villa Baldi, uno dei beni di proprietà della Misericordia sul mercato |
VIAREGGIO. La Misericordia di Viareggio mette in vendita i suoi gioielli. In accordo con le banche, i nuovi vertici di via Cavallotti - il presidente Gabriele Cipriani e il vice Riccardo Mirarchi - hanno dato il via a un piano di cessioni degli immobili di proprietà che non hanno nulla a che vedere con le finalità della Confraternita. L’obiettivo è ripianare parte del debito di tredici milioni di euro che pesa sulle spalle dell’associazione. Il piano di vendite è stato stipulato il 6 agosto scorso, ed è divenuto effettivo a partire da ottobre: il presidente Cipriani ha deciso di renderne pubblici i dettagli «per far capire che la nuova Misericordia è una casa di vetro. E la città deve tornare a credere in noi».
I beni in vendita. Sono tutti immobili che, come detto, non riguardano l’attività di assistenza sociale o soccorso sanitario dell’associazione. L’oggetto più prestigioso è Villa Baldi a Città giardino: una residenza liberty che l’omonima famiglia lucchese lasciò in eredità alla Confraternita. E che per la verità è sul mercato da qualche anno, senza aver trovato un compratore. Poi ci sono il fabbricato in piazza Shelley (lato via Machiavelli) che un tempo ospitava Fappani; il fondo in Passeggiata dove oggi c’è il negozio Max&Co; appartamenti in via Foscolo, via Vespucci e via Verdi. A questi va aggiunta l’ex colonia in via Astoria a Marina di Pietrasanta, quella a due passi dall’ospedale Versilia che avrebbe dovuto ospitare una foresteria. Il valore di questi immobili? La Misericordia non lo dice, ma si parla, nel complesso, di vari milioni di euro. Il mercato, però, è fermo. E il presidente Cipriani sa bene che rispettare il programma non sarà semplice.
Le cause del disastro. Così come non sarà semplice uscire dalla situazione in cui la Misericordia si trova, dopo anni di grandeur e investimenti miliardari targati Roberto Monciatti. Una politica espansionistica che ha trasformato l’associazione in un impero dalle gambe di burro, con attività spesso estranee al volontariato. Emblematico il caso di Reteversilia: una televisione acquistata e mandata avanti con spese rilevanti, spiegano da via Cavallotti, «anche per consentirne il passaggio al digitale terrestre». La società proprietaria della tv, la Informa srl, era una partecipata della Misericordia: dopo aver quasi fatto perdere alla Confraternita la sua condizione di Onlus (per evitarlo le quote di Informa furono girate alla Fondazione nel 2011, ndr) nel 2015 la tv è fallita. Venendo poi acquistata all’asta dal gruppo Marcucci. Per la Misericordia, che non ha visto un euro, una perdita secca. «L’altra fonte di indebitamento - spiegano Cipriani, il vice Mirarchi e il segretario Andrea Mariani - è stata la realizzazione del nuovo cimitero al Marco Polo». Un investimento da dodici miliardi di lire dell’epoca «che oggi, a fronte di un mutuo ancora aperto, non porta incassi adeguati. Perché come sappiamo l’aumento delle cremazioni ha tolto introiti ai cimiteri tradizionali». Del resto un posto al cimitero della Misericordia può costare 4.500 euro, se non di più: per cremare una salma ne bastano meno di mille. «Ma abbiamo reso possibile avere un posto anche con poche centinaia di euro, in modo da venire incontro a tutte le esigenze», afferma Mirarchi.
27 Gennaio 2016
Fonte articolo : IL TIRRENO
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