E’ partito tutto con una domanda, a bruciapelo, inaspettata. La risposta non si è fatta attendere. Una proposta del genere non poteva proprio essere rifiutata.
Squilla il telefono.
“Ciao Tommaso, ti andrebbe di fare una settimana di servizio sanitario all’interno dei Musei Vaticani?”.
E’ partito tutto con una domanda, a bruciapelo, inaspettata. La risposta non si è fatta attendere. Una proposta del genere non poteva proprio essere rifiutata. Pazienza se avrei dovuto sottrarre del tempo prezioso allo studio. Mi sono bastati pochi attimi per capire che quella era un’occasione da prendere al volo.
Da quella telefonata sono passati alcuni giorni ed ecco arrivare il fatidico lunedì. Mi ritrovavo su una macchina della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia in direzione Stato della Città del Vaticano.
Roma si stava pian piano svegliando da un’afosa calda notte di fine agosto e in quest’avventura ero accompagnato da altri tre confratelli. Tanto ci distingueva ma una cosa ci legava, l’amore per la divisa che stavamo portando, l’amore per la Misericordia.
Una volta imboccato Borgo Pio, è bastato percorrere pochi metri per arrivare nei pressi di Porta Sant’Anna. Oltrepassato il cancello, sotto lo sguardo vigile e attento delle guardie svizzere e della Gendarmeria vaticana, l’emozione è diventata sempre più intensa.
Eravamo dentro lo Stato della Città del Vaticano e, ovunque si posassero gli occhi, non si poteva che rimanere abbagliati dalla bellezza architettonica, dal verde curatissimo in ogni dettaglio, dal profondo senso di maestosità e sacralità che il luogo emanava. Il nostro stupore però non era destinato a concludersi poiché, una volta entrati nei Musei Vaticani, è stato assai facile rimanere senza fiato, soverchiati da tanta bellezza, contenuta da edifici così imponenti.
Non c'è stato però assolutamente tempo di rimanere immobili a bocca aperta di fronte a tali meraviglie. Avevamo un servizio da svolgere, dovevamo occuparci dell’apertura dei due presidi di infermeria, uno nei pressi dell’ingresso e uno nella vicinanza della Cappella Sistina. Eventualmente, inoltre, ma non è stato il nostro caso, avremmo dovuto anche trasportare i visitatori colpiti da infortuni o malori tramite ambulanza verso gli ospedali più vicini.
La settimana è corsa via veloce, troppo veloce, immersi in un luogo che varca il tempo e lo spazio, un servizio dopo l’altro. Alla fine sette giorni si sono consumati in fretta, come il legno di un fiammifero. Nonostante però questo breve periodo, abbiamo avuto l’occasione di visitare i Musei una volta finito il turno. Altra cosa importantissima, abbiamo avuto la possibilità di stringere un rapporto di amicizia e di stima, in primis, tra noi volontari e poi con le bravissime Rossella e la dottoressa Maria Gresta che affiancavamo nel soccorso ai visitatori.
Al momento del rientro, sul taxi che ci stava portando a Roma Termini, la promessa è stata solo una, mentre con nostalgia guardavamo le strade che erano diventate per noi familiari: “Ci ritorneremo, sicuramente!”.
fonte: Misericordie.it
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